|
Paola
Bonfante
Insegna biologia vegetale all'Università
di Torino, è responsabile di un gruppo
di ricerca del CNR afferente all'Istituto Protezione
delle Piante del CNR ed è coordinatrice
di un Dottorato dedicato alla Biologia e Biotecnologia
dei Funghi. Le interazioni tra piante e funghi
simbionti rappresentano il campo di ricerca in
cui opera da più di 30 anni. Proprio per
la molteplicità delle interazioni piante/microbi,
i suoi contributi in questo settore vanno dalla
biologia cellulare (la riorganizzazione della
cellula vegetale in risposta al fungo simbionte),
a quella molecolare (lo sviluppo di sonde molecolari
per la diagnostica dei tartufi o i progetti di
genomica funzionale) fino alla "environmental
microbiology" (la scoperta di una nuova popolazione
batterica endosimbionte di fungi micorrizici). |
|
Possono arrivare a costare
anche 4.000 euro al chilo. Già conosciuti dagli
antichi Greci e Romani, furono definiti da Brillat Savarin
come il diamante di tutti i cibi ma continuano ad essere
un enigma biologico. I tartufi, come molto altri funghi,
vivono in simbiosi con le radici di alcune piante, producendo
strutture caratteristiche (le micorrize) essenziali per
il loro ciclo vitale e per la produzione di un corpo fruttifero
dalle particolari caratteristiche organolettiche. Più
di 28 specie appartenenti al genere Tuber si trovano in
Europa, oltre a quelle dell’America e Australia.
Solo alcune sono ricercate per il loro aroma e gusto (il
tartufo d’Alba e il tartufo nero del Perigord, ad
esempio). Le tecniche di biologia molecolare hanno permesso
d’indagare la natura di questo fungo, dall’identificazione
della specie su basi morfologiche si è passati
a una individuazione basata sul DNA: questo permette in
tempi rapidi di identificare se si tratta di un Tuber
magnatum (tartufo di Alba, quello da 400 euro all’etto)
o un banale bianchetto (circa 30 euro all’etto).
Ma la biologia molecolare ci permette anche un’esplorazione
fino a 10.000 anni fa, per capire come i tartufi abbiano
occupato specifiche aree geografiche. La ricerca per capire
come il tartufo si forma, cresce, sprigiona i suoi aromi
è invece ancora in corso. Lo studio del suo genoma
ci ha già dato indicazioni su come il tartufo senta
gli stress ambientali e patisca i fertilizzanti azotati,
ma solo il suo sequenziamento completo ci permetterà
di attuare strategie di conservazione e valorizzazione
del tartufo e del suo ambiente. |
|
|
|
|