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Un
gruppo di ricerca guidato da Pelicci ha scoperto
sorprendenti connessioni fra i geni che ci difendono
dai tumori e quelli che ci fanno invecchiare dimostrando
che l’attività del gene che controlla
la durata della vita è collegata a quella
del gene che ci protegge dal cancro. Le nostre
cellule producono sostanze ossidanti (i radicali
liberi), come conseguenza della respirazione cellulare,
il meccanismo con cui produciamo energia. I radicali
liberi danneggiano proteine e DNA, causando malfunzionamento
cellulare o, se prodotte in eccesso, la morte
della cellula. Con l’andare del tempo questi
fenomeni causano un deterioramento dei nostri
tessuti che ci fa invecchiare o causa malattie
degenerative (aterosclerosi, malattie vascolari,
Alzheimer etc.). Quando una cellula è sottoposta
ad uno stress ossidante, il gene anticancro P53
invia un segnale a P66 (gene che ci fa invecchiare),
istruendolo a produrre altre sostanze ossidanti,
talvolta fino a far morire la cellula.
P53 ha quindi due funzioni: quella di proteggerci
dai tumori e quella di provocare l’invecchiamento
(tramite P66). Questo ha importanti implicazioni
per la lotta all’invecchiamento (l’eliminazione
di P66 allunga la vita) e per la lotta ai tumori
(con l’attivazione di P66 e la produzione
di ossidanti per uccidere la cellula neoplastica).
Ma perché abbiamo geni che aumentano il
danno cellulare e ci fanno invecchiare più
rapidamente? L’invecchiamento è forse
il prezzo che paghiamo per difenderci dai tumori?
Oppure il danno al DNA è indispensabile
all’evoluzione della nostra specie? |