C6? La lingua nell'era dei telefonini
Giovedì 08 Febbraio 17:45 - Teatro Colosseo
Al loro diffondersi, specialmente tra i giovanissimi, si era destato l'allarme: a forza di x "per", + "più", c6 "ci sei", d "di", tat "ti amo tanto" e simboletti vari, la lingua si disintegra, per non parlare del lessico e della sintassi che si essiccano. Poi, anche gli adulti ci hanno preso confidenza e se ne sono serviti per i loro scopi. Ora non se ne parla quasi più.
Peccato, perché la grande circolazione dei messaggini costituisce materia importante. Dov'è il danno di questa nuova pratica scrittoria? Come per ogni innovazione tecnologica il "male" non è nella macchina, ma nell'uso distorto che se ne fa. Scrivere messaggini è un'opportunità notevole per l'homo digitalis. Il male sarebbe ridursi a questa sola forma di scrittura. E qui entra in campo l'azione della scuola, che dovrebbe (deve) guidare l'educazione linguistica degli alunni tra novità a getto continuo e pratiche consolidate, adatte a dare spessore al pensiero strutturato in discorsi, parlati e scritti, più complessi.