I drogati del gioco d'azzardo
Illusioni della mente e realtà della matematica
Giovedì 28 Gennaio 17:45 - Teatro Colosseo
Ogni giorno, ad ogni ora, milioni di italiani si sottopongono volontariamente (e spesso allegramente) ad una tassa del tutto particolare; investono piccole o grandi somme di denaro in uno dei numerosi giochi d’azzardo che lo Stato – attraverso un esercito di concessionarie – propone. È tutto un grattare, muover leve, sceglier pacchi, dare i numeri… La somma totale è impressionante e in costante crescita; nel 2009 in Italia si sono spesi oltre 50 miliardi di € (100.000 miliardi delle vecchie lire) ufficiali (oltre a quelli, di ammontare ignoto, nei giochi illegali) e solo poco più di un terzo è stato restituito a una ristrettissima platea sotto forma di vincita. La spiegazione di questo incredibile successo non sta nella probabilità di diventare ricchi; per uno che lo diventa (e non è detto che sia una fortuna) c’è almeno un milione di persone che diventano più povere. Moltissime perdono un po’, parecchie abbastanza e alcune perdono moltissimo o tutto. E queste ultime sono sicuramente più numerose di quelle che vincono. La spiegazione sta nel fatto che il gioco d’azzardo nel nostro cervello funziona esattamente come una droga, come l’alcol o la nicotina; “sequestra” i circuiti cerebrali preposti al piacere e determina una fortissima dipendenza psicologica. Purtroppo c’è ancora scarsa consapevolezza dell’impatto sociale e sanitario del fenomeno. Anche chi ci governa si preoccupa solo di incassare e di sottrarre all’illegalità quote crescenti di mercato; ciò è giusto, ma assolutamente non esercitando la pressione al gioco cui siamo tutti sottoposti in ogni momento, in ogni luogo, compresi quelli virtuali.