Neurobiologia della marijuana
Tra applicazioni terapeutiche e rischio sociale
Giovedì 14 Febbraio 17:45 - Teatro Colosseo
In inglese farmaco e droga si traducono con lo stesso vocabolo, drug. D’altra parte è ben noto che, secondo le dosi, un principio attivo può essere considerato un farmaco o un veleno. Nell’ultimo quarto di secolo, lo status della Cannabis (Marijuana o Canapa Indiana) ha subìto un radicale cambiamento. Così, l’introduzione nel mercato di varietà coltivabili sotto illuminazione artificiale, capaci di sintetizzare il principio attivo, il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), in concentrazioni almeno dieci volte superiori a quelle delle specie endemiche, ne ha potenziato notevolmente le azioni centrali e la capacità di indurre effetti a lungo termine e dipendenza, la generazione cioè di tolleranza, con la conseguente richiesta di dosi sempre maggiori per ottenere l’effetto voluto. Di qui la dipendenza psicologica che ne sostiene l'uso, benché l’assunzione di marijuana possa interferire con le normali occupazioni e nuocere alla salute. Tuttavia ormai da parecchi anni la marijuana è stata proposta per la terapia di alcune malattie, e su quest'uso è in corso un ampio dibattito.
Le nuove conoscenze hanno modificato radicalmente lo status della Cannabis e dei suoi derivati sia dal punto di vista delle applicazioni terapeutiche sia della percezione sociale del rischio associato alla sua diffusione e al suo uso.