QUANDO LA PAROLA CONTA PIÙ DEI FATTI

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QUANDO LA PAROLA CONTA PIÙ DEI FATTI

Lingua, linguaggio, società digitale

Giovedì 04 Febbraio 17:45 - Online


Come e perché le parole dovrebbero contare - in alcuni casi - più dei fatti? Se non si torna alla radice della questione, cioè perché parliamo e a cosa ci servono le parole, è difficile pensare che l’affermazione del titolo possa essere vera. Magari, non ci convinceremo che le parole possano davvero essere più rilevanti dei fatti, ma potremo verificare che ci sono casi in cui i fatti, semplicemente, non bastano. Dopo questa premessa, affidata a Vera Gheno, un passo indietro e un approfondimento con Andrea Moro: quali proprietà neurologiche del cervello hanno reso possibile la parola umana, oggi articolata in circa seimila lingue? Che cosa si intende per “lingue artificiali”? Quali rapporti possono esistere tra intelligenza artificiale e linguaggio umano? Anche gli animali hanno un loro linguaggio: la differenza rispetto a quello umano è qualitativa o quantitativa?

Vera Gheno

Vera Gheno

Sociolinguista specializzata in comunicazione digitale

Sociolinguista specializzata in comunicazione digitale e traduttrice dall’ungherese, ha collaborato per vent’anni con l’Accademia della Crusca. Attualmente lavora con la casa editrice Zanichelli ed è docente a contratto all’Università di Firenze. Nel 2019 ha pubblicato Potere alle parole. Perché usarle meglio (Einaudi), La tesi di laurea. Ricerca, scrittura e revisione per chiudere in bellezza (Zanichelli), Prima l’italiano. Come scrivere bene, parlare meglio e non fare brutte figure (Newton Compton), Femminili singolari. Il femminismo è nelle parole (EffeQu). Da qualche mese conduce, con Carlo Cianetti, il programma di Radio1 Rai  Linguacce

Andrea Moro

Andrea Moro

Scuola Universitaria Superiore IUSS Pavia

Professore ordinario di linguistica generale alla Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia, studia il rapporto tra la struttura delle lingue umane e il cervello. È stato varie volte visiting scientist al MIT, che ha iniziato a frequentare come studente Fulbright dalla fine degli anni ottanta, e alla Harvard University. Studiando il verbo "essere" ha scoperto strutture simmetriche nelle lingue umane e, utilizzando delle grammatiche artificiali, ha fornito prove sperimentali che le regole del linguaggio sono condizionate dall’architettura neurobiologica del cervello. Tra i suoi libri divulgativi I confini di Babele (Il Mulino, 2015) e Parlo dunque sono (Adelphi, 2013), Breve storia del verbo “essere” (Adelphi, 2008), Le lingue impossibili (Cortina, 2017). Ha scritto un romanzo, Il segreto di Pietramala (La nave di Teseo, 2018) che ha vinto il premio internazionale “Flaiano” per la narrativa nel 2018.