giovedì 20 gennaio 2000 La pila di Volta, due secoli e non li dimostra Sigfrido Leschiutta, presidente dell'Istituto Elettrotecnico Nazionale Galileo Ferraris |
Nata per dirimere una
controversia scientifica nella quale i contendenti avevano in
fondo entrambi ragione, la pila segna uno spartiacque nella storia
dell'elettricità anzi dell'elettrico, come allora si diceva:
infatti ha fatto nascere l'elettrotecnica, perché con lo
scorrere regolare di un fluido, ancora misterioso nella sua sostanza
ma che si imparò presto ad ammaestrare, consentì
mille applicazioni e il sorgere di nuove scienze. La nostra civiltà
è tutta basata sull'uso, e a volte sull'abuso, di oggetti
elettrici. Ma tutto è nato con la pila di Volta, che per
la prima metà del secolo scorso fu l'unica sorgente pratica
di energia elettrica, per poi condividere questo compito con la
dinamo per altri cinquant'anni, e poi anche con l'alternatore.
Dai giocattoli ai telefonini, dalle radioline ai telecomandi,
le pile oggi si usano a centinaia di milioni al giorno. Profondamente
rinnovate, più efficienti, meno inquinanti, le nipotine
della pila di Volta continuano ad essere sorgenti di energia indispensabili
per la loro piccolezza, leggerezza e affidabilità.