è medico, specializzata in Neurologia all’Università di Cagliari e in Fisiologia del Sonno all’Università di Harvard e di Bergen. Ha lavorato sul sonno alla Universitè Claude Bernard di Lione, alla Harvard University di Boston e all’Istituto di Neurologia della University College di Londra. Oggi è Professore Associato in Fisiologia alla Università di Bergen e Ricercatore Onorario al Dipartimento di Neurologia Cognitiva di Londra. Studia la modulazione del ciclo sonno-veglia di alcuni neurotrasmettitori e l’elaborazione cerebrale di informazioni sensoriali. Ha ricevuto più premi tra i quali: il Fellowship Consiglio Nazionale delle Ricerche; e il Marie Curie Fellowship a Bruxelles. Ha un solo sogno e una sola paura: capire cosa succede in un cervello privato del mondo circostante.
Venti anni della vita passano lasciando solo vaghe sensazioni e ricordi. Sono “gli anni del sonno”, e occupano un terzo del nostro tempo. Il sonno è spesso definito come uno stato di quiescenza e riposo della mente e del corpo. Non è così: recenti studi hanno dimostrato che numerose cellule cerebrali aumentano la loro attività durante il sonno. In particolare questo fenomeno è più evidente durante la fase REM (Rapid Eye Movements) caratterizzata da rapidi movimenti oculari. è ormai chiaro che una discreta attività mentale è presente in tutte le fasi del sonno e si manifesta sia come sogno, sia come attività di riorganizzazione di informazioni, per esempio sotto forma di memoria, sia come attività vigilante sull’ambiente esterno. Infatti si è constatato come informazioni aventi carattere “affettivo” trovino una via privilegiata nella nostra coscienza anche durante il sonno. In altre parole durante la notte un dialogo peculiare si sviluppa tra certe aree del cervello producendo un mondo virtuale in cui emozioni passate e emozioni presenti imprigionano la nostra coscienza svuotata di memoria e di volere.